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Dare un cane in rehoming

Capita, nei siti o dagli allevatori, di trovare una sezione dedicata agli “adulti in cerca di casa”. Nel gergo allevatoriale si chiama “ricollocamento di cani adulti” o “rehoming” se ci piace l’inglese. Vediamo di cosa si tratta.

Una questione di numeri

Gli allevatori non sono accumulatori di cani o meglio, non dovrebbero esserlo. Il vero allevatore, cioè quello che lo fa con il reale senso di cosa sia la selezione di una razza e di come si porti avanti, deve lavorare con un numero di soggetti tale da riuscire a realizzare degli effetti misurabili nel pool genetico. Per essere più pratici, questo significa che se voglio che i miei cani abbiano le orecchie più “basse”, non basta che mi capiti ogni tanto una cucciolata con le orecchie “basse”: devo fare in modo che tutti i miei cuccioli o, più realisticamente, una alta percentuale dei miei cuccioli abbia le orecchie “basse” e che questi cuccioli, quando diventano genitori, riescano a passare questa caratteristica anche accoppiati con cani di diversa estrazione. Se un allevatore riesce a fare questo, si dice che ha “fissato” quella caratteristica che desiderava e quindi “ha fatto selezione”.

Un risultato così non si ottiene per caso: ci vuole pazienza, si “prova e sbaglia” diverse volte, si devono testare gli accoppiamenti e vedere quali ottengono risultati migliori, si devono tenere i cuccioli dagli accoppiamenti giusti e proseguire con la seconda, la terza e la quarta generazione, e si deve sempre tenere in mente che magari a un certo punto ci si rende conto che la strada intrapresa non è quella giusta e quindi si deve ricominciare tutto d’accapo.

E per farlo, servono tanti cani. Quanti? Teoricamente più di quelli che un allevatore può ragionevolmente tenere in casa. A volte si creano i circuiti di collaborazione, una specie di “allevamento distribuito” dove allevatori singoli si impegnano per andare nella stessa direzione di selezione e per cercare di fare insieme quello che da singoli è difficilissimo fare.

Come si concilia l’allevamento con le necessità tipiche del cane?

Si cerca di tenere il livello di stress in allevamento più basso possibile, e una delle cose che vanno necessariamente fatte è quella di tenere sotto controllo il numero di cani presenti in casa. Tutti gli allevatori sanno qual è il punto critico, cioè quando hanno davvero “troppi” cani e, quando arrivano al numero, ed hanno solo due scelte possibili: o ci si ferma, e di fatto si smette di rinnovarsi, di inserire nuovi soggetti in allevamento, di proseguire la linea con i cuccioli dei nostri cani (e con i loro cuccioli) di perseguire – insomma – la selezione e quindi di fatto si smette di allevare (perché fare cuccioli tanto per farli è solo quello, “fare cuccioli”, allevare è ben altro!) oppure si cerca di diminuire il numero di cani presenti in casa/struttura.

Ma come fai a darli via, vuol dire che non li ami abbastanza!

In realtà è proprio perché li amiamo molto che vogliamo che per loro ci sia la migliore condizione possibile. E’ un atto di grande umiltà e di grande presa di coscienza personale quello di realizzare che un nostro cane potrebbe star meglio da un’altra parte piuttosto che in allevamento. Cercare di fare il loro bene deve essere sempre il punto principale del lavoro che si fa con i cani, a prescindere dalla selezione e dal risultato che possiamo ottenere in anni di allevamento. Il benessere conofilo è e deve sempre essere al primo posto. A volte, ed è dura da accettare e lo dico senza tema di smentita, riconoscere che un nostro cane starebbe meglio in un’altra casa non è facile, perché significa ammettere di non essere riusciti a capirlo completamente, a dargli quello che merita e cioè una casa confortevole e un ambiente sereno. E’ una dicotomia strana, quella che gli allevatori vivono continuamente: devono fare i conti tutti i giorni con la realtà delle cose, che spesso e volentieri cozza, e pesantemente, con le teorie sulla selezione e l’allevamento che hanno letto sui libri o imparato nei corsi di formazione.

Dar via un proprio cane, che magari è nato da noi, che abbiamo cresciuto e amato, che è stato importante per il nostro allevamento, è un atto d’amore in realtà. Di amore per il cane , che vogliamo sia felice a prescindere da dove viva. Questo è il rehoming.

Mi hai convinto, dimmi qualcosa in più sui cani da ricollocare.

Ogni cane è un caso a sé e l’allevatore saprà indirizzarvi benissimo sul suo tipo di carattere, se può vivere con altri o se deve stare da solo, se ha bisogno di uno spazio aperto (ovviamente protetto!) o se preferisce piu vivere tranquillo in casa. A differenza dei cuccioli, che vivono dall’allevatore per soli circa + /- mesi, il cane adulto ha passato mesi se non anni a stretto contatto dell’allevatore, che ve lo descriverà in ogni suo minimo dettaglio e, se è esigente con i cuccioli, con i suoi adulti lo sarà ancora di più. E tenete anche conto che l’allevatore serio solitamente non ha “fretta” di piazzare i suoi cani adulti in cerca di casa ma anzi, cercherà con attenzione la famiglia giusta per ognuno di loro.

Se volete prendere in considerazione l’idea di accogliere nella vostra famiglia un cane adulto, cercate sui siti degli allevamenti che vi interessano la sezione relativa, molto spesso gli allevatori indicano la disponibilità al ricollocamento e contattateli per informazioni!

(Autrice Margherita Lecci)

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